Inquinamento ambientale e traffico illecito di rifiuti: le nuove norme del 
Codice Penale al vaglio della Suprema Corte.
Ma le risposte ai dubbi interpretativi non sono soddisfacenti.

Inquinamento ambientale e traffico illecito di rifiuti: le nuove norme del Codice Penale al vaglio della Suprema Corte. Ma le risposte ai dubbi interpretativi non sono soddisfacenti.

di: Avvocato Daniele Zaniolo

Il fatto: un’impresa, incaricata del trasporto di rifiuti, della cui natura non si dice nulla in sentenza, invece di portarli alla destinazione dichiarata, li avrebbe illecitamente sversati altrove, cagionando perciò un inquinamento del sito di abbandono.
Condannato nei due gradi di giudizio, l’imputato ha censurato queste decisioni sotto diversi profili.

La Suprema Corte ha confermato la correttezza della decisione di condannare l’imputato per il delitto di traffico illecito di rifiuti e per il delitto di inquinamento ambientale.

Il reato di traffico illecito di rifiuti, oggi previsto dall’articolo 452 quaterdecies del codice penale, consiste nel fatto di chi “(…) al fine di conseguire un ingiusto profitto, con più operazioni e attraverso l'allestimento di mezzi e attività continuative organizzate, cede, riceve, trasporta, esporta, importa, o comunque gestisce abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti è punito con la reclusione da uno a sei anni.”

Il delitto di inquinamento ambientale, introdotto nel 2015, previsto dall’articolo 452 bis del codice penale, consiste nel fatto di chi “abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili:
1) delle acque o dell'aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo;
2) di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna.”

Chiamati ad esprimersi su due temi complessi, con la sentenza del 20 ottobre 2022 n. 39759, gli Ermellini li hanno liquidati sbrigativamente, lasciando aperti molti problemi esegetici.